Il Salento della Leggenda

Il Salento ha molti luoghi nascosti, accattivanti per paesaggi, bellezze, tradizioni, a volte sordi al trascorrere del tempo, ad aspettare che qualcuno li scopra. Il Salento è un luogo di leggende, dai miti più romantici a quelli più disperati, spesso intrisi di antiche credenze, magia e mistero.
Di seguito, una lista di quelle sentinelle silenziose e nascoste di questa porzione di territorio ancora in parte nascosta e poco conosciuta.
Monteruga
Monteruga è un piccolo villaggio, a pochi chilometri dal mar Ionio, sulla strada che congiunge San Pancrazio salentino a Torre Lapillo. Esploso in epoca fascista, dall’espansione dell’omonima masseria, è ormai abbandonato e disabitato dai primi anni Ottanta. La vita a Monteruga si è fermata trent’anni fa.
Oggi un cancello fatiscente è messo a mo’ di protezione, aldilà del quale si trova una piazza ricoperta da erbacce in cui si staglia alto e imponente il frontale di una chiesa, ormai segnato e consumato dal tempo. All’interno della Chiesa, un altare bianco e silenzioso. Meno di mille abitanti popolavano il paesino, all’epoca dotato dei servizi essenziali: scuola, caserma, chiesa, frantoi. Dal momento dell’abbandono di Monteruga, trent’anni fa, il borgo resta a guardare e diventa ogni giorno più spettrale. È un fantasma, che ogni tanto ritorna agli onori delle cronache.
Se siete nei paraggi, andate a testare con i vostri occhi, immergetevi nel silenzio di quei luoghi che riecheggiano di umiltà, lavoro, sudore e della bellezza delle cose semplici.

Guagnano, l’eremo di Vincent
A Guagnano, sonnolento paese del Salento settentrionale, i colori, le allegorie, le statue e i messaggi esplodono in un mix artistico che capace di conquistare qualsiasi turista.
Nella periferia del paese l’artista locale Vincent Brunetti ha creato il suo eremo: una città immaginaria, costruita con materiale di recupero. Giorno dopo giorno l’eremo di Vincent cresce su se stesso suscitando stupore e perplessità. ll comune di Guagnano che voleva abbattere tutto con l’accusa di abusivismo edilizio deve oggi ammettere che si tratta della sua maggiore attrattiva.
L’eremo di Vincent si raggiunge con un apposito percorso cicloturistico, ben segnalato in prossimità del passaggio al livello del paese e da tempo è divenuto un punto di culto per gli intenditori d’arte e non.
Attorno all’eremo aleggia un’atmosfera suggestiva, tra piastrelle colorate, mosaici, busti di personaggi storici, putti e insolite statuette e soprammobili. Da visitare se vi va di vedere qualcosa di veramente eccentrico e di fare due chiacchiere con un personaggio amabile, divertente e fantasioso.
Santa Maria di Leuca
Esiste una Leuca meno conosciuta della città del faro e del Santuario de Finibus Terrae, ovvero degli scogli chiamati “dannati”.
Tutto prende vita e forma dal mito di Medea, figlia di Eete, re di un antico stato Giordano chiamato Colchide. Medea era una donna affascinante ed era dotata di poteri quasi divini. Medea va in sposa a Giasone, che però finisce si innamora della bellissima Glauce. Dalla disperazione di Medea nasce il tragico gesto di trucidare i due figli avuti con Giasone, gettandone poi i resti in mare, resti che divennero scogli affioranti a contatto con l’acqua salmastra.
I pescatori del luogo raccontano spesso di come attorno a queste rocce, soprattutto nelle notti burrascose quando il vento dal mare è forte e intenso, riecheggino gemiti e urla strazianti.

Torre dell’Orso – Le Due Sorelle
Torre dell’orso è tra le località turistiche del Salento preferite da viaggiatori d’Italia e stranieri. Pluripremiata con la Bandiera Blu d’Europa per la limpidezza e la pulizia delle sue acque, Torre dell’Orso è famosa per i suoi 800 metri di spiaggia bianca e finissima.
Nel mezzo del suo mare si ergono due scoglie, chiamati “Le Due Sorelle”. La leggenda narra di due giovani ragazze che un giorno si recarono così sulla scogliera. Una delle due ragazze si sporse troppo verso il mare fino a cadere nel vuoto. L’altra sorella rimasta sulla scogliera si gettò d’istinto nel tentativo di salvarla. Il loro triste destino mosse a compassione gli dei che le trasformarono nei due eterni faraglioni che oggi dominano la riva di Torre dell’Orso.